La Manchester d’Italia
Schio è per numero di abitanti il terzo comune della provincia di Vicenza, situato all’imboccatura della Val Leogra e attorniato da un anfiteatro montagnoso che ha sfavorito lo sviluppo di culture contadine e commerciali, favorendo quindi lo sviluppo industriale (specialmente dell’arte laniera) come mezzo di sostentamento. L’antica cultura rurale, comunque ancora presente in questa cittadina, è testimoniata soprattutto dalla presenza di molte contrade nei suoi colli e montagne.
Il territorio è caratterizzato da un’ampia presenza mineraria nel sottosuolo sfruttato dall’uomo, fin dall’antichità, richiamando numerose popolazioni e favorendone l’insediamento. Queste popolazioni bonificarono il territorio e vi impiantarono numerose colture, dagli ortaggi alle granaglie, dalla frutta ai pascoli.
Il nome “Schio” deriva da scledum, termine latino medioevale indicante una pianta della famiglia della quercia. Nonostante il nome sia relativamente recente, Schio non è certo una città di recente fondazione. Le prime tracce della presenza dell’uomo in questo territorio risalgono addirittura all’epoca preistorica e vengono documentate da una vasta serie di reperti archeologici rinvenuti in zona.
Schio si trova in una posizione strategica di comunicazione e quindi ha da sempre attratto numerosi esempi di civiltà. Famosissima è ad esempio la pista dei Veneti che passa di qui e attraversa tutto il Veneto, dall’Adige al Piave, che permise agli antichi Veneti di colonizzare questo territorio.
Tutto ebbe inizio durante il periodo della Repubblica Serenissima di Venezia. In quel tempo, Schio era il principale luogo della produzione laniera delle terre dogali, a tal punto che nel 1701, una decisione del Capitanio di Vicenza, conferì a Schio il permesso di produrre i cosiddetti Panni Alti.
Negli anni successivi, la città conobbe un notevole incremento della produzione industriale della lana, grazie soprattutto alle iniziative di Niccolò Tron e Antonio Conte, che nel 1718 e nel 1757 fondarono i rispettivi lanifici.
Negli anni successivi alla Caduta della Repubblica di Venezia (1797), la produzione della lana conobbe una stagnazione. Tuttavia, nel 1817, Francesco Rossi fondò una nuova industria laniera, la “Lanerossi”, la quale fu ceduta nel 1849 al figlio di Francesco, Alessandro, il quale trasformò l’impresa in una delle maggiori industrie nazionali dedite alla produzione della lana, facendola diventare il punto di riferimento per tutte le attività dell’economia scledense. Nel 1873 l’impresa fu quotata in Borsa a Milano per la prima volta, come Lanerossi S.p.a. Fu in quegli anni che sorsero a Schi la Fabbrica Alta (1862), il Nuovo Quartiere Operaio (1872-1896), il primo monumento italiano dedicato ai lavoratori (1879), e l’ampliamento della rete stradale e ferroviaria in territorio alto vicentino.
In seguito a tutto ciò, Schio fu soprannominata La Manchester d’Italia.
I luoghi da vedere
La produzione laniera nella città occupa un posto di rilievo assai notevole. Punto di riferimento nazionale ed internazionale dell’archeologia industriale, molti dei luoghi nella città offrono preziose testimonianze di un glorioso passato industriale, oggi in stato di degrado ed abbandono.
Tra di essi è opportuno menzionare:
Il Monumento al Tessitore, scultura realizzata nel 1879 da Giulio Monteverde, su commissione di Alessandro Rossi e dedicato “ai suoi operai”. Esso è il più antico esempio di monumento in Italia dedicato a dei lavoratori.
La Fabbrica Alta, realizzata nel 1862 da Alessandro Rossi su modello delle fabbriche belghe ed inglesi dell’epoca.
Numerose altre industrie sorte lungo il canale artificiale della Roggia Maestra, come il Lanificio Cazzola (sorto nel 1860 sulla scia del successo economico della Lanerossi), e il Lanificio Conte.
La Fabbrica Saccardo, situata alle pendici dell’altopiano del Tretto, produceva accessori per l’industria tessile come telai e bobine.
L’Asilo Rossi, realizzato nel 1872 per i figli dei lavoratori. E’ il più antico edificio scolastico tra quelli fondati da Rossi.
Il Quartiere Operaio, un vasto villaggio operaio situato nella parte sud-est di Schio, su commissione di Alessandro Rossi, costruito per fornire una casa per i moltissimi operai che si trasferivano a Schio dalle zone limitrofe.
La Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel 1879 su commissione di Alessandro Rossi come struttura religiosa per le famiglie dei lavoratori.
La Centrale Idroelettrica Molino di Poleo, edificata nel 1889 per volere dell’imprenditore Luigi Cazzola, per fornire elettricità a Schio. Tale centrale fu la prima in Veneto e la seconda in Italia.
La Scuola Convitto di orticoltura e pomologia, realizzata per volere di Alessandro Rossi nel 1883. Il progetto mirava a dare un sostanzioso contributo alla modernizzazione dell’agricoltura italiana, ancora legata a modelli feudali, arretrata e poco efficiente. L’impegno nell’ambito scolastico e formativo di Alessandro Rossi, non si limitò dunque al campo industriale, ma si estese anche a quello agricolo, allo scopo di favorirne la modernizzazione.
Il Villino Rossi, in stile eclettico, edificato nel 1876 per volontà di Alessandro Rossi come residenza per uno dei suoi figli, Giovanni.
Il Giardino Jacquard, un giardino all’inglese tardoromantico, realizzato tra il 1859 e il 1878 su commissione di Alessandro Rossi
Il Teatro Civico, edificato nel 1908 in stile liberty, ed inaugurato il 9 giugno 1909, con il dramma Mefistofele di Arrigo Boito.
Prodotti Locali
Un territorio così vario, come quello di Schio sa proporre con semplicità e vivacità sapori e profumi in grado di arricchire la già rinomata tradizione culinaria regionale. Il settore agroalimentare del Vicentino, così radicato nel territorio, si fa apprezzare per un gran numero di prodotti di elevata qualità, molti dei quali hanno ottenuto l’ambito riconoscimento europeo delle Dop (Denominazione Origine Protetta) o dell’IGT (Indicazione Geografica Tipica).
La zona si contraddistingue per il rispetto dei metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura tradizionali.
Tra questi prodotti rientrano a pieno titolo i vini, tra cui, per la Valleogra, ricordiamo il Lessini Durello DOC, da uve bianche di spiccata acidità, ideale accompagnamento del baccalà alla vicentina.
La città di Schio per il visitatore è un interessante biglietto da visita enogastronomico, tutto da scoprire.
Partiamo dalla sopressa rigorosamente Dop (marchio DOP provincia di Vicenza), insaccato di puro suino a pasta morbida di pezzatura notevolmente superiore al salame, sublime se abbinata ad un bicchiere di vino, al pan biscotto, alla polenta abbrustolita. Nel Vicentino ogni valle vanta una produzione propria, ma il luogo d’elezione di questo salume è Valli del Pasubio, nella Valleogra, a pochi chilometri da Schio.
Qui la tradizione vuole che il maiale debba essere alimentato con castagne e patate, senza trascurare l’acqua ricca di minerali del posto.
Continuiamo poi con la farina di grano “Mais Marano” PAT; con i gargati “col consiero”, conditi con ragù di carni ed erbe aromatiche o, data la versatilità del piatto, anche con condimenti stagionali (radicchio, carciofo, peperoni, funghi); con il coniglio alla valleogrina in salsa agrodolce. E ancora, il robusto ma delicato baccalà alla vicentina, i bolliti, le grigliate con gli animali da cortile. Ottime le castagne, le noci e le nocciole, i funghi, i formaggi e le patate del Tretto, il formaggio “Castelgrotta” stagionato in una grotta dell’ex bunker antiaereo.
Fra i dolci, da non perdere i “pandoli de Schio”, i “bussolai” e lo squisito “gateau” a base di pasta di mandorle e creme allo zabaione e chantilly.
Formaggio CastelBio di Schio
Formaggio prodotto esclusivamente con latte vaccino biologico, a pasta morbida ed elastica, di colore leggermente paglierino e cosparsa di un’occhiatura marcata ed irregolare.
Il Formaggio Castelgrotta di Schio
Formaggio a pasta semicotta, prodotto esclusivamente con latte vaccino, pasta morbida di colore bianco e leggermente paglierino , elastica priva di sfoglia di sapore delicato gradevole , occhiatura marcata ed irregolare crosta sottile senza macchie e gonfiori anomali.
Il Formaggio Caprino di Grotta di Schio
Si tratta di un formaggio a pasta semidura, prodotto esclusivamente con latte di capra biologico. La stagionatura è variabile, ma in ogni caso supera i 2 mesi. Si presenta in forma cilindrica del peso di circa 1,3Kg. La pasta è di colore bianco, con leggera occhiatura fine e irregolare, morbida e pastosa. La crosta si presenta di color giallo paglierino, piu marcato per il prodotto a lunga stagionatura.
Il vino Ascledum Lessini Durello DOC di Schio
DENOMINAZIONE
Ascledum – Lessini Durello DOC Spumante